Articolo a cura Alice Politi di Vanity Fair.
Su TikTok è uno dei nuovi (pericolosi) temi in trend. Cambiare colore degli occhi è possibile, grazie a uno specifico intervento di chirurgia oculare. Chi ha sempre sognato di avere gli occhi chiari, anziché scuri, può pertanto veder realizzato in concreto il proprio desiderio, sottoponendosi a un’operazione che non richiede molto tempo, ma che si rivela molto delicata e non adatta a tutti. Fra chi l’ha scelta c’è anche Francesco Chiofalo, ex concorrente di Temptation Island e La Pupa e il Secchione, che proprio di recente – come si legge su Il Fatto Quotidiano – ha rivelato di essersi sottoposto alla cheratopigmentazione, l’operazione chirurgica che gli ha permesso di avere un «nuovo» paio di occhi azzurri, come altri membri della sua famiglia.
Ma la cheratopigmentazione non è un’intervento esente da rischi. Premesso che si esce dal regno della salute oculare per entrare in quello della pura estetica, è bene evidenziare che questa tecnica molto delicata – e non sicura al cento per cento – nasce per ragioni ben precise. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Barbara Prandi, specialista in Oftalmologia e Chirurgia Refrattiva di Clinica Baviera.
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ToggleDottoressa, che cosa è la «cheratopigmentazione» e a cosa serve esattamente?
«Si tratta di uno dei metodi proposti per modificare il colore degli occhi. Quest’ultimo dipende dal colore dell’iride, struttura anulare con al centro un foro di diametro variabile chiamato pupilla. A seconda della quantità di pigmento marrone (la melanina) che l’iride contiene il colore può variare dall’azzurro chiarissimo (poca melanina) al marrone scuro (tanta melanina), con tutte le sfumature intermedie. Nello specifico, la cheratopigmentazione è una procedura che può essere effettuata manualmente oppure utilizzando il laser a femtosecondi. Attualmente la più diffusa è la FAK (femtosecond laser-assisted intra-stromal keratopigmentation)».
In cosa consiste esattamente l’intervento?
«Consiste nell’andare a creare con il laser un tunnel anulare nell’ambito dello spessore della cornea (la struttura trasparente che sta davanti all’iride) con un diametro esterno di circa 9,5 mm e un diametro interno di 5,5 mm, ad una profondità di circa 250 micron. In questa sorta di “tasca” viene inserita una quantità di pigmento di diverso colore. Poiché questa tasca copre l’iride retrostante, quando l’occhio viene guardato da lontano l’effetto è di sovrapposizione del colore del pigmento con il colore dell’iride. Pertanto se su un’iride scura si sovrappone un pigmento molto chiaro l’effetto finale sarà un apparente colore azzurro-verde. La cheratopigmentazione fu introdotta molti anni fa a scopo estetico per “mascherare” le opacità corneali post traumautiche in occhi non vedenti in modo da migliorarne almeno l’aspetto estetico, senza dover ricorrere a protesi. L’attuale tecnica viene invece applicata su occhi funzionanti per un mero scopo estetico».
Permette effettivamente di ottenere qualunque sfumatura cromatica?
«I pigmenti disponibili attualmente sono micronizzati e risultano avere una buona stabilità. I colori disponibili sono diversi e variando la quantità di pigmento inserito si possono ottenere molte sfumature differenti. Il colore si può simulare pre-operatoriamente con tecniche di foto-editing digitale».
Si tratta di un’operazione semplice, eseguibile in qualunque centro specializzato?
«L’intervento dura circa 10-15 minuti e si esegue in anestesia topica. Non è complesso, tuttavia viene effettuato su una struttura altamente sensibile dell’occhio (la cornea) ed è richiesto l’utilizzo di un laser a femtosecondi, per creare il tunnel. Si tratta dunque di microchirurgia non esente da complicazioni intra o postoperatorie».
Quali sono i rischi o i possibili effetti collaterali?
«Le principali complicazioni possono essere una perforazione del tunnel, infezione della ferita, dispersione di pigmento in altre strutture oculari, cicatrizzazione anomala con induzione di alterazione della refrazione (astigmatismo). Sono stati descritti casi di fotosensibilità spiccata (intolleranza alla luce) per danno ai plessi nervosi sub corneali. Da ricordare anche l’impossibilità di esplorare correttamente durante la visita oculistica le strutture retrostanti il pigmento, quindi l’iride, la periferia retinica (soprattutto in pazienti miopi e diabetici) e l’angolo camerulare. Ciò può portare ad una mancata diagnosi di patologie importanti dell’occhio (quali il glaucoma, la retinopatia diabetica, la presenza di rotture retiniche periferiche) ed anche all’impossibilità di applicare le cure adeguate: per esempio la presenza del pigmento può ostacolare l’esecuzione di trattamenti laser sulla retina, con conseguenza molto serie per la salute dell’occhio e per la vista. Se per esempio una rottura retinica non viene trattata tempestivamente può condurre ad un distacco di retina e alla perdita della vista.
Inoltre il follow up dei pazienti già operati non ha nemmeno 10 anni, per cui le potenziali complicanze a lungo termine sono ancora sconosciute. Tra esse la più temibile è l’indebolimento strutturale della cornea con possibili complicanze ectasiche (tendenza allo sfiancamento della cornea indebolita dall’effettuazione del tunnel). Sicuramente occorre approfondire le ricerche in tale ambito.
Importante sottolineare però che rispetto ad altre tecniche per modificare il colore degli occhi, la cheratopigmentazione è attualmente quella considerata più sicura. Le altre tecniche – quali la depigmentazione dell’iride con laser yag e soprattutto l’impianto di iride artificiale sull’iride naturale possono addirittura portare alla cecità o alla necessità di effettuare interventi per glaucoma o di cataratta o di trapianto di cornea con danno permanente alle strutture oculari. Infatti, attualmente, l’impianto di iride artificiale per scopo cosmetico è considerata una pratica illegale in campo medico».
Chiunque può sottoporsi alla cheratopigmentazione o sono necessari requisiti specifici?
«Personalmente è una tecnica che non pratico, perché non la ritengo ancora sufficientemente studiata. Escluderei a priori i pazienti con cornea sottile, inferiore ai 500 micron, pazienti affetti da glaucoma o patologie autoimmuni a carico della cornea e dell’iride, come pure i pazienti diabetici nei quali verrebbe limitata la possibilità di esplorare in maniera completa le strutture oculari».
Da un punto di vista estetico, il fenomeno si sta diffondendo attraverso i social network, specialmente tramite video pubblicati da ragazzi e ragazze che si sono sottoposti all’intervento: qual è il pericolo di questa «nuova tendenza»?
«Il pericolo è quello di incorrere nelle complicanze di cui abbiamo parlato con compromissione permanente della vista, per cui questo fenomeno andrebbe arginato quanto prima o ci ritroveremo con molti giovani con serie problematiche oculari nel prossimo futuro, di non facile trattamento».
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Articolo supervisionato dalla
Medico chirurgo di Clinica Baviera Milano
Collabora con Clinica Baviera Italia come Chirurgo Oculista dal 2001. Ha collaborato Clinica Baviera Spagna presso la Clinica di Barcellona dal 2003 al 2008. Si interessa in particolare della chirurgia del segmento anteriore, come la Chirurgia dei Difetti Refrattivi; miopia, ipermetropia, astigmatismo, con tecniche laser e impianto di lenti intraoculari (ICL), chirurgia della cataratta con l’impianto di lenti multifocali.